In un precedente articolo (“Rivoluzione industriale 4.0: A.A.A. nuove competenze cercasi”) abbiamo affrontato la questione della Rivoluzione Industriale 4.0 sotto il profilo della necessità di crescenti competenze umane per supportare l’inevitabile trasformazione del mercato del lavoro alla stessa connessa. Oggi cercheremo di analizzare il significato del termine Industria 4.0, le sue implicazioni, le opportunità da cogliere.
Industria 4.0 è il termine che più frequentemente di altri (smart manifacturing, industria del futuro, industria digitale, manifattura avanzata, industria intelligente, etc…) viene utilizzato per indicare una serie di rapide trasformazioni tecnologiche nella progettazione, produzione e distribuzione di sistemi e prodotti. Con il concetto di “Industria 4.0” ci si riferisce dunque ad una rivoluzione industriale paragonabile a quelle che si sono succedute negli ultimi tre secoli, ma che può definirsi in divenire. Non si è più di fronte ad una singola – per quanto rivoluzionaria – tecnologia abilitante (pensiamo al vapore o all’elettrificazione), quanto invece ad un insieme di tecnologie abilitanti che vengono ad aggregarsi grazie ad internet in modo sistemico in nuovi paradigmi produttivi. Questi paradigmi sottenderanno innovazioni di natura molto diversa fra loro, anche a seconda del settore: di processo, organizzative, di prodotto, e di modello di business. La manifattura rimane centrale alla produzione industriale, ma non va più considerata come una sequenza di passi e fasi separate ma come un flusso integrato immaterialmente grazie alle tecnologie digitali. Tutte le fasi sono gestite e influenzate dalle informazioni rilevate, comunicate e accumulate lungo tutta la catena, dalla progettazione all’utilizzo, al servizio post-vendita. Secondo l’indagine conoscitiva sull’Industria 4.0 effettuata dalla X Commissione Permanente della Camera dei Deputati (relazione finale del 30/6/2016), già al 2016 risultavano 14 miliardi di sensori collegati a magazzini, sistemi stradali, linee di produzione in fabbrica, rete di trasmissione di energia elettrica, uffici, abitazioni e, secondo le stime effettuate, tale numero è destinato a raggiungere nel 2030 più di 100 miliardi: 100 miliardi di sensori, dunque, che collegheranno l’ambiente umano e naturale in una rete globale intelligente e distribuita. La conseguenza di questa nuova forma di rivoluzione tecnologica determinerà – secondo l’indagine sopra ricordata – il progressivo affievolimento – se non la totale scomparsa – della distinzione tra manifattura e servizi, in quanto le imprese manifatturiere saranno sempre più coinvolte in attività di servizio a causa della crescente commistione e fusione fra componente fisica e parte digitale della manifattura stessa: i sistemi produttivi evolvono verso i modelli cyberfisici, i modelli di business evolvono verso modelli industriali di servizio. Per fare un esempio, un settore nel quale la rivoluzione 4.0 porterà un cambiamento radicale è quello delle costruzioni. Il modello della filiera dovrà infatti passare dall’individualismo dei diversi soggetti coinvolti (tipico dell’attuale modello e foriero spesso di conflittualità) ad un nuovo tipo di rapporto basato sull’integrazione collaborativa. Per un moderno settore delle costruzioni è infatti sempre più strategico ed imprescindibile migliorare l’integrazione delle fasi e di tutti gli attori del processo chiamati a progettare, costruire, fabbricare i materiali da costruzione, elevando lo standard delle competenze e la propensione alla soddisfazione del cliente attraverso prodotti sempre più tailor-made. A questo rispondono i moderni sistemi informatici e ICT, già adoperati in altri campi industriali, che permettono agli operatori di governare in modo sempre più just in time il processo realizzativo per conseguire gli obiettivi di qualità-costi-tempi richiesti dal cliente. Questi sistemi permettono l’informatizzazione delle fasi del processo edilizio e la rappresentazione digitale dell’opera lungo il suo intero ciclo di vita, dalla progettazione, alla realizzazione, alla manutenzione, alla dismissione. Lo strumento che nel settore delle costruzioni permette la gestione integrata ed informatizzata delle attività è noto come BIM (Building Information Modelling/Management). In modalità BIM si eseguono le più importanti opere di ingegneria ed architettura nel mondo ed il nostro Paese risulta essere in notevole ritardo rispetto ai suoi competitor internazionali ed europei. Secondo i dati forniti dall’ ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) alla X Commissione Permanente, il 70% circa delle associazioni territoriali possiede una conoscenza di base del BIM, ma solo 4 associazioni su 10 hanno riferito che vi sono sul proprio territorio imprese che lo adottano (per lo più di grandi dimensioni). In questo contesto, a settembre 2016 il Ministero dello Sviluppo Economico ha varato il “Piano Nazionale Industria 4.0 – investimenti, produttività ed innovazione” per agevolare le imprese italiane a cogliere le opportunità connesse alla c.d. ‘quarta rivoluzione industriale’, attraverso strumenti dedicati ad investimenti in innovazione e competitività.
Il piano prevede 5 direttrici d’intervento:
• la creazione di una governance per il sistema Paese, che individua gli obiettivi da raggiungere e propone la costituzione di una Cabina di regia governativa;
• la realizzazione delle infrastrutture abilitanti attraverso la realizzazione del piano banda ultralarga, lo sviluppo e la diffusione delle reti di connessione wireless di quinta generazione, delle reti elettriche intelligenti, dei DIH (Digital Innovation Hubs) e di una pubblica amministrazione digitale;
• la progettazione di una formazione mirata alle competenze digitali di breve, medio e lungo periodo (la prima rivolta prioritariamente a soggetti che non studiano e non lavorano, i cosiddetti NEET, o a personale impiegato in lavori in via di obsolescenza; la seconda rivolta alle imprese con il coinvolgimento del middle management con possibile ed auspicate positive conseguenze sulla crescita dimensionale delle aziende; la terza infine di tipo scolastico e post scolastico che punti alla formazione di competenze digitali diffuse anche in tutti gli ambiti, compresi quelli delle scienze umane);
• il rafforzamento della ricerca sia nell’ambito dell’autonomia universitaria sia in quello dei centri di ricerca internazionali;
• l’open innovation sulla quale fondare una via italiana all’industria 4.0, basata su standard aperti e interoperabilità e su un sistema che favorisca il Made in Italy, sfruttando tutte le opportunità fornite dall’internet of things.
Nell’ambito dell’attuazione di questo piano si collocano, come sostegno economico tangibile alle piccole e medie imprese, il progetto Punto Impresa Digitale (P.I.D.) delle Camere di Commercio italiane e il Voucher Digitalizzazione del MISE a favore delle PMI.
Con riferimento al progetto Punto Impresa Digitale (PID), moltissime Camere di Commercio hanno emanato i bandi “VOUCHER DIGITALI I4.0 – Anno 2017-2018”, in scadenza in questi giorni, che prevedono stanziamenti a favore delle micro, piccole e medie imprese del territorio che vogliano iniziare o consolidare un percorso volto all’introduzione di tecnologie digitali nell’ambito del Piano Nazionale Impresa 4.0, o per progetti indirizzati alla introduzione di tecnologie con modalità e obiettivi condivisi da più imprese, o per l’accesso di singole imprese ai servizi di formazione e consulenza volti all’introduzione delle tecnologie (per informazioni di dettaglio si può visitare il sito della Camera di Commercio del territorio di appartenenza).
Il Voucher Digitalizzazione del MISE è invece utilizzabile per l’acquisto di software, hardware e/o servizi specialistici che consentano di:
• migliorare l’efficienza aziendale;
• modernizzare l’organizzazione del lavoro, mediante l’utilizzo di strumenti tecnologici e forme di flessibilità del lavoro, tra cui il telelavoro;
• sviluppare soluzioni di e-commerce;
• fruire della connettività a banda larga e ultralarga o del collegamento alla rete internet mediante la tecnologia satellitare;
• realizzare interventi di formazione qualificata del personale nel campo ICT.
I dettagli di questa agevolazione (a cui si potrà accedere presentando domanda esclusivamente attraverso una procedura informatica a partire dalle ore 10.00 del 30 gennaio 2018 e fino alle ore 17.00 del 9 febbraio 2018) sono reperibili al seguente link www.mise.gov.it/index.php/it/incentivi/impresa/voucher-digitalizzazione.
Come spunto di riflessione a margine, è infine d’obbligo chiedersi quale sia l’approccio più adatto da adottare per la gestione dei progetti di cambiamento e trasformazione aziendale sottesi a questa enorme rivoluzione ormai in atto. Si diceva all’inizio che si tratta di una rivoluzione in divenire, espressione che evoca – inevitabilmente – il bisogno di agilità: agilità di sviluppo, agilità di gestione, agilità dei processi decisionali anche di carattere strategico … ma di questo parleremo in un prossimo articolo.

Lo Staff di PME

In un precedente articolo (“Rivoluzione industriale 4.0: A.A.A. nuove competenze cercasi”) abbiamo affrontato la questione della Rivoluzione Industriale 4.0 sotto il profilo della necessità di crescenti competenze umane per supportare l’inevitabile trasformazione del mercato del lavoro alla stessa connessa. Oggi cercheremo di analizzare il significato del termine Industria 4.0, le sue implicazioni, le opportunità da cogliere.
Industria 4.0 è il termine che più frequentemente di altri (smart manifacturing, industria del futuro, industria digitale, manifattura avanzata, industria intelligente, etc…) viene utilizzato per indicare una serie di rapide trasformazioni tecnologiche nella progettazione, produzione e distribuzione di sistemi e prodotti. Con il concetto di “Industria 4.0” ci si riferisce dunque ad una rivoluzione industriale paragonabile a quelle che si sono succedute negli ultimi tre secoli, ma che può definirsi in divenire. Non si è più di fronte ad una singola – per quanto rivoluzionaria – tecnologia abilitante (pensiamo al vapore o all’elettrificazione), quanto invece ad un insieme di tecnologie abilitanti che vengono ad aggregarsi grazie ad internet in modo sistemico in nuovi paradigmi produttivi. Questi paradigmi sottenderanno innovazioni di natura molto diversa fra loro, anche a seconda del settore: di processo, organizzative, di prodotto, e di modello di business. La manifattura rimane centrale alla produzione industriale, ma non va più considerata come una sequenza di passi e fasi separate ma come un flusso integrato immaterialmente grazie alle tecnologie digitali. Tutte le fasi sono gestite e influenzate dalle informazioni rilevate, comunicate e accumulate lungo tutta la catena, dalla progettazione all’utilizzo, al servizio post-vendita. Secondo l’indagine conoscitiva sull’Industria 4.0 effettuata dalla X Commissione Permanente della Camera dei Deputati (relazione finale del 30/6/2016), già al 2016 risultavano 14 miliardi di sensori collegati a magazzini, sistemi stradali, linee di produzione in fabbrica, rete di trasmissione di energia elettrica, uffici, abitazioni e, secondo le stime effettuate, tale numero è destinato a raggiungere nel 2030 più di 100 miliardi: 100 miliardi di sensori, dunque, che collegheranno l’ambiente umano e naturale in una rete globale intelligente e distribuita. La conseguenza di questa nuova forma di rivoluzione tecnologica determinerà – secondo l’indagine sopra ricordata – il progressivo affievolimento – se non la totale scomparsa – della distinzione tra manifattura e servizi, in quanto le imprese manifatturiere saranno sempre più coinvolte in attività di servizio a causa della crescente commistione e fusione fra componente fisica e parte digitale della manifattura stessa: i sistemi produttivi evolvono verso i modelli cyberfisici, i modelli di business evolvono verso modelli industriali di servizio. Per fare un esempio, un settore nel quale la rivoluzione 4.0 porterà un cambiamento radicale è quello delle costruzioni. Il modello della filiera dovrà infatti passare dall’individualismo dei diversi soggetti coinvolti (tipico dell’attuale modello e foriero spesso di conflittualità) ad un nuovo tipo di rapporto basato sull’integrazione collaborativa. Per un moderno settore delle costruzioni è infatti sempre più strategico ed imprescindibile migliorare l’integrazione delle fasi e di tutti gli attori del processo chiamati a progettare, costruire, fabbricare i materiali da costruzione, elevando lo standard delle competenze e la propensione alla soddisfazione del cliente attraverso prodotti sempre più tailor-made. A questo rispondono i moderni sistemi informatici e ICT, già adoperati in altri campi industriali, che permettono agli operatori di governare in modo sempre più just in time il processo realizzativo per conseguire gli obiettivi di qualità-costi-tempi richiesti dal cliente. Questi sistemi permettono l’informatizzazione delle fasi del processo edilizio e la rappresentazione digitale dell’opera lungo il suo intero ciclo di vita, dalla progettazione, alla realizzazione, alla manutenzione, alla dismissione. Lo strumento che nel settore delle costruzioni permette la gestione integrata ed informatizzata delle attività è noto come BIM (Building Information Modelling/Management). In modalità BIM si eseguono le più importanti opere di ingegneria ed architettura nel mondo ed il nostro Paese risulta essere in notevole ritardo rispetto ai suoi competitor internazionali ed europei. Secondo i dati forniti dall’ ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) alla X Commissione Permanente, il 70% circa delle associazioni territoriali possiede una conoscenza di base del BIM, ma solo 4 associazioni su 10 hanno riferito che vi sono sul proprio territorio imprese che lo adottano (per lo più di grandi dimensioni). In questo contesto, a settembre 2016 il Ministero dello Sviluppo Economico ha varato il “Piano Nazionale Industria 4.0 – investimenti, produttività ed innovazione” per agevolare le imprese italiane a cogliere le opportunità connesse alla c.d. ‘quarta rivoluzione industriale’, attraverso strumenti dedicati ad investimenti in innovazione e competitività.
Il piano prevede 5 direttrici d’intervento:
• la creazione di una governance per il sistema Paese, che individua gli obiettivi da raggiungere e propone la costituzione di una Cabina di regia governativa;
• la realizzazione delle infrastrutture abilitanti attraverso la realizzazione del piano banda ultralarga, lo sviluppo e la diffusione delle reti di connessione wireless di quinta generazione, delle reti elettriche intelligenti, dei DIH (Digital Innovation Hubs) e di una pubblica amministrazione digitale;
• la progettazione di una formazione mirata alle competenze digitali di breve, medio e lungo periodo (la prima rivolta prioritariamente a soggetti che non studiano e non lavorano, i cosiddetti NEET, o a personale impiegato in lavori in via di obsolescenza; la seconda rivolta alle imprese con il coinvolgimento del middle management con possibile ed auspicate positive conseguenze sulla crescita dimensionale delle aziende; la terza infine di tipo scolastico e post scolastico che punti alla formazione di competenze digitali diffuse anche in tutti gli ambiti, compresi quelli delle scienze umane);
• il rafforzamento della ricerca sia nell’ambito dell’autonomia universitaria sia in quello dei centri di ricerca internazionali;
• l’open innovation sulla quale fondare una via italiana all’industria 4.0, basata su standard aperti e interoperabilità e su un sistema che favorisca il Made in Italy, sfruttando tutte le opportunità fornite dall’internet of things.
Nell’ambito dell’attuazione di questo piano si collocano, come sostegno economico tangibile alle piccole e medie imprese, il progetto Punto Impresa Digitale (P.I.D.) delle Camere di Commercio italiane e il Voucher Digitalizzazione del MISE a favore delle PMI.
Con riferimento al progetto Punto Impresa Digitale (PID), moltissime Camere di Commercio hanno emanato i bandi “VOUCHER DIGITALI I4.0 – Anno 2017-2018”, in scadenza in questi giorni, che prevedono stanziamenti a favore delle micro, piccole e medie imprese del territorio che vogliano iniziare o consolidare un percorso volto all’introduzione di tecnologie digitali nell’ambito del Piano Nazionale Impresa 4.0, o per progetti indirizzati alla introduzione di tecnologie con modalità e obiettivi condivisi da più imprese, o per l’accesso di singole imprese ai servizi di formazione e consulenza volti all’introduzione delle tecnologie (per informazioni di dettaglio si può visitare il sito della Camera di Commercio del territorio di appartenenza).
Il Voucher Digitalizzazione del MISE è invece utilizzabile per l’acquisto di software, hardware e/o servizi specialistici che consentano di:
• migliorare l’efficienza aziendale;
• modernizzare l’organizzazione del lavoro, mediante l’utilizzo di strumenti tecnologici e forme di flessibilità del lavoro, tra cui il telelavoro;
• sviluppare soluzioni di e-commerce;
• fruire della connettività a banda larga e ultralarga o del collegamento alla rete internet mediante la tecnologia satellitare;
• realizzare interventi di formazione qualificata del personale nel campo ICT.
I dettagli di questa agevolazione (a cui si potrà accedere presentando domanda esclusivamente attraverso una procedura informatica a partire dalle ore 10.00 del 30 gennaio 2018 e fino alle ore 17.00 del 9 febbraio 2018) sono reperibili al seguente link www.mise.gov.it/index.php/it/incentivi/impresa/voucher-digitalizzazione.
Come spunto di riflessione a margine, è infine d’obbligo chiedersi quale sia l’approccio più adatto da adottare per la gestione dei progetti di cambiamento e trasformazione aziendale sottesi a questa enorme rivoluzione ormai in atto. Si diceva all’inizio che si tratta di una rivoluzione in divenire, espressione che evoca – inevitabilmente – il bisogno di agilità: agilità di sviluppo, agilità di gestione, agilità dei processi decisionali anche di carattere strategico … ma di questo parleremo in un prossimo articolo.

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