La consapevolezza di sé è la capacità di osservare se stessi in maniera oggettiva per comprendere il proprio comportamento, le motivazioni, i sentimenti, i valori e i desideri.
Nel ruolo di Project Manager, si è chiamati a realizzare obiettivi tramite il lavoro e gli sforzi di altre persone. Spesso ci si trova a dover affrontare situazioni complicate, come l’aver a che fare con stakeholder con visioni e motivazioni conflittuali, o con condizioni al di fuori del proprio controllo che impongono la realizzazione degli obiettivi entro vincoli di tempo e di costi.
Chiunque abbia gestito dei progetti potrà avere il proprio personale bagaglio di esperienze al riguardo, ma probabilmente gli sarà capitata una delle situazioni che seguono:
– Stakeholder che non sono disponibili quando è il loro momento di definire i requisiti e che poi si lamentano dei ritardi nei progetti;
– Dirigenti che limitano o ritardano l’acquisto o il noleggio di strumenti e altre risorse nonostante i budget, i tempi e gli obiettivi siano stati approvati;
– Manager funzionali che dicono una cosa e ne fanno un’altra;
– Perdite di risorse chiave con poco o nessun tempo per la loro sostituzione.
Oltre ai fattori esterni, ci sono altre sfide che i Project Manager si trovano a dover gestire e che potremmo definire come “questioni di ego”. Ad esempio un leader che ha tendenze narcisistiche penserà che tutto ruoti intorno a sé; un perfezionista reagirà male di fronte a risultati finali di scarsa qualità.
Di fonte a queste problematiche può venire in aiuto l’intelligenza emotiva e la consapevolezza di sé.
L’intelligenza emotiva è la capacità di gestire le emozioni e le relazioni interpersonali in modo adeguato. È considerata una qualità fondamentale che sta alla base di una leadership efficace e della capacità di operare in modo incisivo quando si lavora con gli altri in qualsiasi ruolo. L’ intelligenza emotiva applicata all’ambiente di lavoro ha cinque componenti: consapevolezza di sé, autodisciplina, motivazione, empatia e abilità sociali.
La consapevolezza di sé è un fattore primario dell’intelligenza emotiva. Quando si ha a che fare con sfide impegnative molti, se non tutti, si trovano inevitabilmente a dover fare i conti con le proprie emozioni. Se non si ha la consapevolezza di sé si è più soggetti ad agire di impulso – urla, colpevolizzazioni, rifiuto, rigidità. I sentimenti espressi, il modo in cui gli altri ci percepiscono e il nostro comportamento avranno un impatto sul loro modo di sentire e, di riflesso, sulle loro prestazioni. In altre parole, l’umore è contagioso, soprattutto se ci si trova in una posizione di leadership.
La consapevolezza di sé permette di autoregolare i propri pensieri, parole e azioni. Consente di pensare prima di parlare o agire e in tal modo controllare e reindirizzare i propri impulsi e stati d’animo. La consapevolezza di sé favorisce la fiducia in se stessi perché dà la sensazione di poter esercitare l’auto-controllo. In questo contesto controllo non vuol dire tensione e rigidità; significa semplicemente che si può osservare ciò che sta accadendo e, per così dire, fare un profondo respiro prima di reagire; comporta rispondere piuttosto appunto che reagire; implica la capacità di scegliere cosa pensare, cosa dire e come comportarsi.
La motivazione è resa possibile dalla consapevolezza di sé; questa permette di capire che tutto ciò che si pensa, si fa o si dice è influenzato da ciò che spinge all’azione – valori e obiettivi.
La consapevolezza di sé è inoltre un prerequisito dell’empatia. È difficile se non impossibile capire come si sentono gli altri se non ci si fonda sulla consapevolezza dei propri sentimenti.
Le abilità sociali, cioè la capacità di gestire le relazioni, fare accordi, costruire un rapporto e stabilire reti, emergono infine dalla unione degli altri componenti. La persona che ha consapevolezza di sé sarà in grado di autoregolarsi, capire le proprie motivazioni, creare fiducia e motivare gli altri.
La consapevolezza di sé è poi un ingrediente importante per riuscire a superare i “pregiudizi cognitivi” e quindi a prendere decisioni più efficaci. La distorsione cognitiva è la tendenza a lasciarsi influenzare dalla cultura e psicologia personali, che porta a conclusioni affrettate e spesso sbagliate perché basate su deduzioni illogiche riguardo ad altre persone o situazioni.
Diventare più consapevoli di sé costringe infine, per altro aspetto, a confrontarsi con le parti della propria personalità che si ritengono fastidiose e difficili da accettare. Si avrà più bisogno di accettare i propri difetti e di avere la forza di lavorare per superarli. Questo porterà ad essere più sintonizzati con l’ambiente circostante e ad acquisire un modo di pensare più obiettivo.
Lo Staff di PME
La consapevolezza di sé è la capacità di osservare se stessi in maniera oggettiva per comprendere il proprio comportamento, le motivazioni, i sentimenti, i valori e i desideri.
Nel ruolo di Project Manager, si è chiamati a realizzare obiettivi tramite il lavoro e gli sforzi di altre persone. Spesso ci si trova a dover affrontare situazioni complicate, come l’aver a che fare con stakeholder con visioni e motivazioni conflittuali, o con condizioni al di fuori del proprio controllo che impongono la realizzazione degli obiettivi entro vincoli di tempo e di costi.
Chiunque abbia gestito dei progetti potrà avere il proprio personale bagaglio di esperienze al riguardo, ma probabilmente gli sarà capitata una delle situazioni che seguono:
– Stakeholder che non sono disponibili quando è il loro momento di definire i requisiti e che poi si lamentano dei ritardi nei progetti;
– Dirigenti che limitano o ritardano l’acquisto o il noleggio di strumenti e altre risorse nonostante i budget, i tempi e gli obiettivi siano stati approvati;
– Manager funzionali che dicono una cosa e ne fanno un’altra;
– Perdite di risorse chiave con poco o nessun tempo per la loro sostituzione.
Oltre ai fattori esterni, ci sono altre sfide che i Project Manager si trovano a dover gestire e che potremmo definire come “questioni di ego”. Ad esempio un leader che ha tendenze narcisistiche penserà che tutto ruoti intorno a sé; un perfezionista reagirà male di fronte a risultati finali di scarsa qualità.
Di fonte a queste problematiche può venire in aiuto l’intelligenza emotiva e la consapevolezza di sé.
L’intelligenza emotiva è la capacità di gestire le emozioni e le relazioni interpersonali in modo adeguato. È considerata una qualità fondamentale che sta alla base di una leadership efficace e della capacità di operare in modo incisivo quando si lavora con gli altri in qualsiasi ruolo. L’ intelligenza emotiva applicata all’ambiente di lavoro ha cinque componenti: consapevolezza di sé, autodisciplina, motivazione, empatia e abilità sociali.
La consapevolezza di sé è un fattore primario dell’intelligenza emotiva. Quando si ha a che fare con sfide impegnative molti, se non tutti, si trovano inevitabilmente a dover fare i conti con le proprie emozioni. Se non si ha la consapevolezza di sé si è più soggetti ad agire di impulso – urla, colpevolizzazioni, rifiuto, rigidità. I sentimenti espressi, il modo in cui gli altri ci percepiscono e il nostro comportamento avranno un impatto sul loro modo di sentire e, di riflesso, sulle loro prestazioni. In altre parole, l’umore è contagioso, soprattutto se ci si trova in una posizione di leadership.
La consapevolezza di sé permette di autoregolare i propri pensieri, parole e azioni. Consente di pensare prima di parlare o agire e in tal modo controllare e reindirizzare i propri impulsi e stati d’animo. La consapevolezza di sé favorisce la fiducia in se stessi perché dà la sensazione di poter esercitare l’auto-controllo. In questo contesto controllo non vuol dire tensione e rigidità; significa semplicemente che si può osservare ciò che sta accadendo e, per così dire, fare un profondo respiro prima di reagire; comporta rispondere piuttosto appunto che reagire; implica la capacità di scegliere cosa pensare, cosa dire e come comportarsi.
La motivazione è resa possibile dalla consapevolezza di sé; questa permette di capire che tutto ciò che si pensa, si fa o si dice è influenzato da ciò che spinge all’azione – valori e obiettivi.
La consapevolezza di sé è inoltre un prerequisito dell’empatia. È difficile se non impossibile capire come si sentono gli altri se non ci si fonda sulla consapevolezza dei propri sentimenti.
Le abilità sociali, cioè la capacità di gestire le relazioni, fare accordi, costruire un rapporto e stabilire reti, emergono infine dalla unione degli altri componenti. La persona che ha consapevolezza di sé sarà in grado di autoregolarsi, capire le proprie motivazioni, creare fiducia e motivare gli altri.
La consapevolezza di sé è poi un ingrediente importante per riuscire a superare i “pregiudizi cognitivi” e quindi a prendere decisioni più efficaci. La distorsione cognitiva è la tendenza a lasciarsi influenzare dalla cultura e psicologia personali, che porta a conclusioni affrettate e spesso sbagliate perché basate su deduzioni illogiche riguardo ad altre persone o situazioni.
Diventare più consapevoli di sé costringe infine, per altro aspetto, a confrontarsi con le parti della propria personalità che si ritengono fastidiose e difficili da accettare. Si avrà più bisogno di accettare i propri difetti e di avere la forza di lavorare per superarli. Questo porterà ad essere più sintonizzati con l’ambiente circostante e ad acquisire un modo di pensare più obiettivo.
Lo Staff di PME