È sotto gli occhi di tutti, e non siamo certo noi a scoprirlo o a parlarne per primi, che alcuni eventi eccezionali, imprevisti e spesso anche imprevedibili, come quello che sta interessando in questi giorni il nostro paese (ma non solo), aprono molti interrogativi sulla reale capacità delle aziende e delle organizzazioni di rispondere velocemente ed efficacemente al cambiamento. Cambiamento che, ormai dovrebbe essere evidente, non può essere visto semplicemente come un progetto di traghettamento da una situazione a (as is) ad una situazione b (to be), per poi tornare comodamente ad adagiarsi sul cosiddetto BAU. Il cambiamento deve essere oggi affrontato necessariamente come un viaggio di costante adattamento e miglioramento, da portare avanti attraverso una serie continua e ininterrotta di progetti, o meglio, attraverso una mentalità di lavoro per progetti che dovrebbe lasciare poco spazio alla tradizionale distinzione fra questi ultimi e le attività operative. Nello specifico, la necessità del momento sta spingendo molte società ad attivare o potenziare soluzioni di smart working. Lo smart working, laddove attuato, apre la strada ad ulteriori necessità di cambiamento: il potenziamento delle competenze di gestione dei progetti (non solo tecniche ma anche interpersonali) in quanto la virtualità dei team diventa un fatto “naturale”; il ricorso alla consulenza da remoto e “on demand” e alla formazione a distanza come strumenti imprescindibili dei nuovi scenari lavorativi, ed altro ancora. Questi devono e dovranno costituire però non una soluzione di ripiego, ma porsi come una scelta di qualità pari e anzi superiore agli strumenti e metodi “tradizionali”, avendo la capacità di fornire un servizio di altissimo livello con il vantaggio di un costo inferiore, rilasciando solo ed esclusivamente valore di business.
Questa situazione di emergenza, siamo certi, passerà, ma la riflessione a cui ci obbliga deve valere come insegnamento per tutti i futuri, imprevisti e imprevedibili “cigni neri” che inevitabilmente impatteranno l’economia mondiale. Facciamoci trovare pronti, nel senso di proiettati e disposti, alle sfide di cambiamento e adattamento continuo che saranno la nuova “normalità”. Noi lo siamo.
Lo Staff di PME
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È sotto gli occhi di tutti, e non siamo certo noi a scoprirlo o a parlarne per primi, che alcuni eventi eccezionali, imprevisti e spesso anche imprevedibili, come quello che sta interessando in questi giorni il nostro paese (ma non solo), aprono molti interrogativi sulla reale capacità delle aziende e delle organizzazioni di rispondere velocemente ed efficacemente al cambiamento. Cambiamento che, ormai dovrebbe essere evidente, non può essere visto semplicemente come un progetto di traghettamento da una situazione a (as is) ad una situazione b (to be), per poi tornare comodamente ad adagiarsi sul cosiddetto BAU. Il cambiamento deve essere oggi affrontato necessariamente come un viaggio di costante adattamento e miglioramento, da portare avanti attraverso una serie continua e ininterrotta di progetti, o meglio, attraverso una mentalità di lavoro per progetti che dovrebbe lasciare poco spazio alla tradizionale distinzione fra questi ultimi e le attività operative. Nello specifico, la necessità del momento sta spingendo molte società ad attivare o potenziare soluzioni di smart working. Lo smart working, laddove attuato, apre la strada ad ulteriori necessità di cambiamento: il potenziamento delle competenze di gestione dei progetti (non solo tecniche ma anche interpersonali) in quanto la virtualità dei team diventa un fatto “naturale”; il ricorso alla consulenza da remoto e “on demand” e alla formazione a distanza come strumenti imprescindibili dei nuovi scenari lavorativi, ed altro ancora. Questi devono e dovranno costituire però non una soluzione di ripiego, ma porsi come una scelta di qualità pari e anzi superiore agli strumenti e metodi “tradizionali”, avendo la capacità di fornire un servizio di altissimo livello con il vantaggio di un costo inferiore, rilasciando solo ed esclusivamente valore di business.
Questa situazione di emergenza, siamo certi, passerà, ma la riflessione a cui ci obbliga deve valere come insegnamento per tutti i futuri, imprevisti e imprevedibili “cigni neri” che inevitabilmente impatteranno l’economia mondiale. Facciamoci trovare pronti, nel senso di proiettati e disposti, alle sfide di cambiamento e adattamento continuo che saranno la nuova “normalità”. Noi lo siamo.
Lo Staff di PME